Questo libro non parla di punk. Ovviamente. Ma parla di qualcosa che sta sicuramente a cuore a tutti noi: la liberta'. La quale liberta' e' una delle necessita' prime per raggiungere o anche solo riuscire a riconoscere un'altra delle grandi utopie del mondo di sempre: la felicita'. E ne parla analizzando una tappa della vita a cui tutti siamo stati sottoposti, che tutti noi abbiamo dovuto in qualche modo subire, chi guadagnandoci solo tagli ed umiliazioni, chi portandosi a casa una qualche temporanea quanto illusoria soddisfazione da quattro soldi: la scuola, con la sua beneamata "formazione dell'individuo".
Alexander S. Neill era uno scozzese, nato nel 1883 in una buona famiglia, in cui il padre era un severo direttore scolastico all'inglese, e morto nel 1973; irreprensibile anarchico libertario con un background freudiano, egli eredita parte delle ideologie dell'educatore americano H. Lane. tra cui il totale rifiuto dell'autorita' nel campo dell'insegnamento.
A. S. Neill diede vita nel 1924, in Inghilterra, ad una scuola rivoluzionaria chiamata "Summerhill", sotto molti aspetti simile ad una comune, priva di qualunque tipo di autorita' e di gerarchia, dove le lezioni non erano obbligatorie e stava ai ragazzi, dai 6 ai 18 anni, decidere come impiegare il proprio tempo. Ogni alunno poteva decidere se e quali corsi frequentare, se passare il proprio tempo nei laboratori di meccanica, elettronica, falegnameria, arte, musica, giardinaggio, maglieria piuttosto che in classe ad imparare a leggere o in giardino a giocare a pallone. Non vi erano voti, ne' esami, ne' particolari riconoscimenti che mettessero un alunno al di sopra di un altro, come nelle frustranti classifiche a cui siamo abituati noi altri.
Ogni decisione collegata alla scuola ed alla vita sociale o di gruppo, comprese le eventuali "punizioni" (tra virgolette, perche' si trattava sempre di provvedimenti costruttivi) per le offese sociali veniva presa nell'assemblea generale del sabato sera, dove il voto di un bambino valeva quanto quello di un insegnante.
E tutto questo funzionava a meraviglia!.
Solamente una ragazza decise di oziare per 6 mesi, soffocata com'era dalla necessita' di sfogarsi dalla rigida disciplina impartitale nell'istituto di suore da cui veniva. Passati i 6 mesi imparo' a leggere e s'interesso' con gioia alle lezione che piu' l'interessavano.
Molti altri alunni mostravano un grande rapidita' d'apprendimento, anche dopo lunghi periodi di ozio: e' innegabile come imparare qualcosa sia piu' facile quando si studiano gli argomenti che interessano realmente piuttosto che doversi preoccupare di centinaia di nozioni inutili.
Neill si proponeva di plasmare la scuola attorno all'alunno, al contrario di quanto viene fatto nell'insegnamento tradizionale, e questo per sviluppare nei ragazzi la propria liberta' interiore e con essa il rispetto degli altri, tenendo sempre a mente la differenza fra liberta' e licenza, al fine di farne degli individui felici e soddisfatti della propria esistenza, pieni dei piu' svariati interessi e delle capacita' piu' disparate.
Ai giorni nostri noi tutti ci ritroviamo con un futuro incerto, buio, per certi versi triste e pieno di sacrifici; gli alunni di Summerhill ne uscivano sicuri delle proprie conoscenze e della propria personalita', arricchiti di quelle capacita' di base e di quella prontezza di spirito che gli avrebbe poi assicurato la soddisfazione personale in qualunque campo avessero deciso di impegnarsi, dal piu' misero al piu' celebre ed impegnativo.
Tutto cio' in netta contrapposizione con l'operato della scuola classica, che inculca nella testa degli alunni valanghe di nozioni di diverso genere, in gran parte destinate a svanire col tempo, al fine di farne uomini di successo.
E' difficile riuscire in poche righe a descrivere quanto fosse geniale e perfetta ma al tempo stesso incredibilmente semplice e naturale Summerhill. Per aiutarmi vi citero' i cardini fondamentali della metodologia di Neill, prendendoli dalla prefazione al libro scritta da Erich Fromm:
1 - Neill nutre una sicura fiducia "nella bonta' del fanciullo" e crede che il ragazzo medio non nasca codardo, automa senza anima, bensi' provvisto di un atteggiamento potenzialmente ricco di amore e di interesse per la vita.
2 - Lo scopo dell'educatore, lo scopo della vita, e' quello di lavorare con gioia e di trovare la felicita'. La felicita' secondo Neill significa provare interesse per la vita; o, con parole mie, il rispondere alla vita non solo con il cervello, ma con l'intera personalita'. Nell'educazione non e' sufficiente promuovere lo sviluppo intellettuale. L'educazione deve rivolgersi sia alla sfera emotiva sia a quella intellettuale. Nella societa' moderna riscontriamo una sempre maggiore distanza fra intelletto e sentimento. Le esperienze dell'uomo odierno sono in gran parte mediate dal pensiero e non riflettono una percezione di cio' che il cuore sente, l'occhio vede, l'orecchio ascolta. In effetti questa separazione fra intelletto e sentimenti ha condotto l'essere umano a uno stato mentale pressoche' schizoide che lo ha reso quasi incapace di percepire alcunche' in maniera autentica, immediata.
3 - L'educazione deve adattarsi alle capacita' e alle necessita' psicologiche del fanciullo, che non e' altruista. L'amore per lui non e' il sentimento maturo dell'adulto. E' un errore attendersi da lui un comportamento che egli potrebbe dimostrare solo in maniera ipocrita. L'altruismo si sviluppo solo successivamente all'infanzia.
4 - La disciplina imposta dogmaticamente e le punizioni provocano paura; dalla paura nasce l'ostilita'. Questa puo' anche non essere aperta e consapevole, ma in ogni caso paralizza la spontaneita' e l'autenticita' dei sentimenti. L'indottrinamento disciplinare continuo e' nocivo per i fanciulli e ne blocca lo sviluppo psichico.
5 - Liberta' non significa licenza. Questo importantissimo principio sottolineato da Neill, significa che il rispetto per l'individuo deve essere reciproco. Se un insegnante non ha il diritto di usare la forza nei confronti del fanciullo, questi, da parte sua, non ha il diritto di usarla nei confronti dell'insegnante. Un bambino non deve imporsi a un adulto solo perche' e' un bambino, ne' deve usare i molti mezzi di pressione a sua disposizione.
6 - Strettamente congiunta a questo principio e' la necessita' di una sincerita' assoluta da parte dell'insegnante. L'autore dice di non aver mai mentito ad un bambino in quarant'anni di attivita'. Chiunque legga questo libro si potra' rendere conto che, lungi dal costituire una spacconata, questa affermazione non e' altro che la verita'.
7 - L'equilibrato sviluppo delle qualita' umane rende necessario, alla fine, che il bambino tagli i legami primari che lo uniscono ai genitori, o ai successivi sostituti che la societa' gli offre, e che divenga completamente indipendente. Egli dovra' imparare ad affrontare il mondo da individuo. Dovra' imparare a trovare la sua sicurezza non in un attaccamento simbolico, ma nella sua capacita' di afferrare il mondo intellettualmente, emozionalmente, artisticamente. Deve servirsi di ogni sua capacita' per trovare un rapporto con il mondo, piu' che per trovare la sicurezza nella sottomissione o nel dominio.
8 - I sentimenti di colpa hanno soprattutto la funzione di sottomettere il bambino all'autorita'. I sentimenti di colpa sono un intralcio sul cammino dell'indipendenza; provocano l'insorgere di un processo che oscilla continuamente fra ribellione, pentimento, sottomissione e ancora ribellione. Il senso di colpa, cosi' come e' vissuto dalla maggioranza degli individui nella nostra societa', non e' dovuto alla voce della coscienza, ma essenzialmente e' la sensazione di aver disobbedito all'autorita', con la conseguente paura della punizione. Non e' importante che questa sia fisica oppure che si realizzi in una privazione di affetto o che, semplicemente, faccia sentire l'individuo fuori posto. Tutti questi sentimenti di colpa fanno nascere la paura; e da questa nascono l'ostilita' e l'ipocrisia.

Quando sarete arrivati alla fine delle 170 pagine scarse di questo capolavoro avrete la prova di cio' che tutti sentivate dentro da sempre:
l'insegnamento tradizionale e' terribilmente sbagliato, inumano e dannoso. Esso non e' altro che il primo colpevole delle schifezze della nostra societa' e di noi esseri umani tutti, nella nostra follia e nel nostro perenne disadattamento.
Avrete le prove che un'umanita' migliore, piu' libera e piu naturale, non e' solo possibile ma e' anche semplice e divertente, mentre il mondo odierno e' frutto di costanti macchinazioni, repressioni ed indottrinamenti spesso al di la' della nostra immaginazione e della nostra paranoia.
Sia chiaro pero' che la lettura di "I Ragazzi Felici Di Summerhill" e' tutt'altro che pesante: il libro racconta in maniera leggera e spesso divertente le esperienze vissute da Neill con i ragazzi della scuola, infarcendo il tutto con le intuitive nozioni di psicologia su cui si basa gran parte dell'operato dell'autore.
In un certo qual modo potrei azzardare che questo libro aiuti a vivere meglio, dando coscienza dei perche' dei piu' elementari comportamenti dell'uomo in societa' e mostrando la gravita' di cio' che abbiamo tutti dovuto subire.
E' ovvio come l'operato di Neill rappresenti una grande rivoluzione cosi' com'e' tragicamente ovvio, per contro, che se dagli anni 70 ad oggi non si e' piu' vista una scuola come Summerhill e nel 2006 ancora si fatica a trovare in libreria le pubblicazioni di A. S. Neill, l'unico motivo plausibile e' da cercarsi nello scarso coraggio della nostra societa', nell'inesistente voglia di rischiare e di migliorarsi e nella cupa ingordigia dei bastardi che continuano a voler ridurre l'essere umano ad un mero ingranaggio della produzione mondiale.
A ingrigire ancora di piu' lo scenario, come fa notare anche il libro stesso, c'e' la palese osservazione che di uomini come Neill (e lo capirete voi stessi leggendo il suo operato) c'e' n'e' uno su un milione e di genitori decisi a rischiare il successo e la carriera dei propri figli in favore della loro felicita' semplicemente non ne esistono piu'.
Almeno fino a che qualcuno di noi non decidera' che e' giunto il momento di avere dei figli e di educarli alla liberta'.

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